Prima che un bambino inizi a parlare, è importante che sviluppi alcune abilità di base, chiamate prerequisiti del linguaggio. Queste competenze non verbali si formano nei primi mesi di vita e sono essenziali per costruire una comunicazione efficace. Vediamole insieme.
Il primo passo verso il linguaggio è il desiderio di comunicare. Il bambino deve mostrare interesse a interagire: ti cerca con lo sguardo, ti chiama, ti mostra qualcosa. Questa intenzione compare già intorno ai 9 mesi e la sua assenza può indicare difficoltà nello sviluppo.
Osserva se tuo figlio cerca di attirare la tua attenzione, anche senza parole.
Il contatto visivo permette al bambino di cogliere espressioni, seguire lo sguardo e osservare come si muove la bocca durante la conversazione. Intorno ai 10-11 mesi, dovrebbe riuscire a seguire il tuo sguardo per condividere l'attenzione su un oggetto: questa è la base per poter "parlare di qualcosa".
Prova a indicare un oggetto: lui lo guarda con te?
Comunicare significa anche saper aspettare il proprio turno. Già dai 3 mesi, attraverso piccole “protoconversazioni”, il bambino può imparare lo scambio: io dico qualcosa, tu rispondi, poi tocca di nuovo a me.
Gioca a scambiarvi vocalizzi o gesti come se fosse un dialogo.
I bambini imparano parlando imitando ciò che vedono e sentono. Prima imitano gesti, suoni, movimenti del viso, poi le parole. Alcuni bambini faticano in questo e vanno aiutati a esercitare l’imitazione fin dai primi mesi.
Osserva: riesce a ripetere un gesto, una faccia buffa, un suono?
I gesti precedono le parole. Indicare, fare “ciao”, battere le mani… sono segnali fondamentali che il bambino usa per comunicare ancora prima di parlare. Il gesto dell’indicare, ad esempio, dovrebbe comparire già verso gli 8-9 mesi.
Tuo figlio indica ciò che vuole o che attira la sua attenzione?
Per imparare a parlare, il bambino deve saper usare le parole come simboli. Questa capacità si costruisce attraverso il gioco simbolico: fingere che un oggetto sia qualcos’altro (es. usare un blocco come telefono). È un passaggio chiave verso il linguaggio.
Guarda se il tuo bambino gioca "a far finta di"...
Queste abilità si sviluppano entro i primi 12-18 mesi. Se il tuo bambino ha un ritardo nel linguaggio e alcune di queste competenze ti sembrano assenti o immature, è bene parlarne con un Logopedista.
L’ingresso alla scuola primaria è un momento cruciale, ma per affrontarlo con più serenità, i bambini devono aver acquisito alcune abilità di base, chiamate prerequisiti dell’apprendimento.
Queste competenze non riguardano ancora la lettura o la scrittura vera e propria, ma ne sono le fondamenta. Ecco le principali:
1. Abilità metafonologiche
Il bambino dovrebbe saper "giocare" con i suoni delle parole: dividerle in sillabe, riconoscere rime e suoni iniziali, eliminare o combinare sillabe, distinguere le parole "lunghe" da quelle "corte".
Queste abilità preparano alla lettura e alla scrittura.
2. Coordinazione oculo-manuale
Fondamentale per imparare a scrivere, comprende attività come ricopiare figure, colorare nei margini, usare le forbici, costruire con i cubi, scrivere il proprio nome.
Occhio e mano devono lavorare insieme in modo fluido.
3. Analisi uditiva e visiva
Il bambino deve saper riconoscere lettere simili, trovare differenze tra parole simili (es. pane/cane) e individuare oggetti nascosti in immagini complesse.
Queste abilità supportano lettura, scrittura e comprensione visiva.
4. Attenzione e memoria di lavoro
Serve una buona attenzione sostenuta (almeno 10-15 minuti su un compito) e memoria per trattenere e manipolare informazioni verbali (parole, numeri, frasi).
Essenziale per seguire istruzioni e imparare nuovi concetti.
5. Denominazione rapida
È la capacità di nominare rapidamente immagini semplici disposte in fila.
Una buona velocità di denominazione è correlata alla futura fluidità di lettura.
Queste indicazioni Non sono da considerarsi una valutazione, ma una guida per osservare tuo figlio. Se noti difficoltà in una o più di queste aree, non allarmarti, ma considera un confronto con uno specialista per valutare se serve un piccolo aiuto prima dell’ingresso in prima.
Cos'è l'afasia?
L’afasia è un disturbo acquisito del linguaggio che compromette la capacità di comprendere, produrre e utilizzare il linguaggio in modo funzionale nella vita quotidiana. L’afasia non riguarda solo il linguaggio orale, ma può interessare anche la lettura, la scrittura e le abilità di calcolo, in quanto strettamente connesse alle funzioni linguistiche.
Le cause dell’afasia
La causa più frequente è l’ictus, ma può insorgere in seguito a traumi cranici, tumori cerebrali o patologie neurodegenerative. La compromissione riguarda, nella maggior parte dei casi, l’emisfero sinistro (non dominante) del cervello, soprattutto a livello delle aree frontali e temporali, deputate all’elaborazione del linguaggio.
Tipologie di afasia
L’afasia può manifestarsi in forme diverse, a seconda della zona del cervello colpita. Le principali sono:
Afasia Espressiva: difficoltà nella produzione del linguaggio, con comprensione parzialmente conservata.
Afasia Recettiva: la comprensione è compromessa, mentre la produzione verbale appare fluente ma priva di senso.
Afasia globale: colpisce gravemente tutte le abilità linguistiche.
Altre forme di Afasia.
Come si cura l’afasia?
Attualmente, il trattamento più efficace per l’afasia è la riabilitazione logopedica, che può iniziare già poche settimane dopo l’evento che ha causato il disturbo. Dopo una valutazione specialistica approfondita, si definisce un piano riabilitativo personalizzato, che mira a migliorare le capacità residue del paziente e a recuperare, per quanto possibile, la comunicazione funzionale.
Il ruolo della logopedia
Il trattamento logopedico si basa su tecniche specifiche per stimolare la produzione verbale, la comprensione, la lettura e la scrittura. Può essere effettuato in ambulatorio, al domicilio o anche a distanza grazie alla teleriabilitazione. La durata del percorso è variabile e dipende dalla gravità del danno cerebrale: nei casi più lievi si può ottenere un recupero significativo, mentre nei casi più gravi l’obiettivo è raggiungere una comunicazione sufficiente nella quotidianità.
Fattori che influenzano il recupero
Il percorso riabilitativo è influenzato da molti fattori: la tempestività dell’intervento, l’estensione del danno, la motivazione della persona afasica e il supporto della rete familiare. La partecipazione attiva dei caregiver e un ambiente comunicativo sereno e stimolante sono elementi fondamentali per il successo della riabilitazione.
La disfonia è un'alterazione della voce che può compromettere in modo significativo la comunicazione quotidiana, in particolare per chi utilizza la voce come principale strumento professionale: insegnanti, avvocati, attori, cantanti e operatori di call center.
Si tratta di un disturbo che può avere cause funzionali, organiche o neurologiche, e che può essere prevenuto o trattato efficacemente grazie all’intervento logopedico mirato.
Il termine disfonia indica una difficoltà nella produzione vocale legata ad alterazioni qualitative o quantitative del suono emesso. Può riguardare la laringe, le corde vocali, la bocca o la lingua, e manifestarsi in diverse forme:
Disfonia funzionale: in assenza di danni organici, dovuta a uso scorretto o sovraccarico vocale (malmenage o surmenage).
Disfonia organica: causata da lesioni strutturali (noduli, polipi, cisti, infiammazioni).
Disfonia neurologica: legata ad alterazioni dei nervi che controllano la fonazione (es. paralisi delle corde vocali).
Nel tempo, una disfonia funzionale non trattata può evolvere in una forma organica.
I sintomi possono essere:
Oggettivi: voce rauca, soffiata, instabile, perdita di estensione o intensità, alterazioni del timbro e della frequenza.
Soggettivi: affaticamento vocale, dolore o bruciore alla gola, sensazione di corpo estraneo, voce che varia nel corso della giornata, disagio o limitazione lavorativa, percezione di una voce "non mia".
La diagnosi richiede una valutazione otorinolaringoiatrica o foniatrica, con esami specifici come la videolaringostroboscopia, per osservare direttamente il funzionamento delle corde vocali.
Le cause possono includere:
uso scorretto
lesioni benigne (noduli, polipi, granulomi)
patologie infiammatorie (laringiti)
traumi o interventi chirurgici
paralisi o patologie neurologiche
Il trattamento logopedico è fondamentale sia nella prevenzione che nella riabilitazione della disfonia. Dopo una valutazione logopedica, si procede con esercizi mirati a migliorare l’efficacia e l’efficienza dell’emissione vocale, rispettando le caratteristiche personali del paziente.
L’intervento logopedico:
rieduca l’uso corretto della voce;
riduce la tensione muscolare e migliora la respirazione fonatoria;
aiuta a raggiungere la miglior eufonia possibile, soprattutto nei professionisti della voce.
La cura della voce dovrebbe essere una priorità per tutti, ma soprattutto per chi la usa professionalmente. Conoscere i segnali di una disfonia e intervenire precocemente con il supporto del logopedista può fare la differenza, evitando che un problema inizialmente reversibile diventi cronico o strutturale.
Le funzioni esecutive (FE) sono un insieme di abilità cognitive di alto livello che ci permettono di pianificare, regolare e controllare il nostro comportamento in modo flessibile e finalizzato a un obiettivo. Coinvolgono in particolare la corteccia prefrontale e sono fondamentali per affrontare attività complesse nella vita quotidiana, scolastica e lavorativa.
Inibizione: capacità di controllare impulsi e comportamenti inadeguati.
Memoria di lavoro: mantenere e manipolare informazioni per un breve periodo mentre si svolgono compiti complessi.
Flessibilità cognitiva: adattare pensieri e comportamenti a contesti nuovi o regole diverse.
A queste si integrano abilità secondarie, quali:
Pianificazione: organizzare obiettivi, strategie e risorse.
Monitoraggio: valutare il progresso rispetto a un obiettivo.
Autocontrollo: regolare emozioni, pensieri e azioni in modo adeguato al contesto.
Nei Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), in particolare nella dislessia, si osservano frequentemente difficoltà nelle FE, come:
Memoria di lavoro limitata
Inibizione carente
Difficoltà di shifting cognitivo
Queste fragilità impattano direttamente sui processi di lettura, comprensione del testo e autoregolazione durante l’apprendimento. Studi e interventi dimostrano che potenziare le FE, insieme alle abilità strumentali, porta a migliori risultati scolastici e una maggiore autonomia.
È utile attuare strategie di supporto mirate (es. potenziamento visivo, uso di mappe, tecniche di priming o semplificazione delle consegne) che possono migliorare l’efficacia del metodo di studio e la gestione delle sfide quotidiane.
Le funzioni esecutive non riguardano solo bambini e ragazzi: possono essere compromesse anche in età adulta, in seguito a lesioni cerebrali, traumi cranici, ictus, malattie neurodegenerative (es. Parkinson, Alzheimer), o condizioni psichiatriche.
Queste situazioni possono determinare difficoltà in:
organizzazione delle attività quotidiane
gestione del tempo e delle priorità
controllo degli impulsi
regolazione emotiva e comportamentale
Le funzioni esecutive sono determinanti per il successo scolastico e lavorativo. Un lavoro mirato su queste abilità, integrato con un approccio metacognitivo e strategie personalizzate, aiuta a diventare più consapevoli dei propri punti di forza e di debolezza, aumentando l’autoefficacia e la motivazione.
Deglutizione atipica (o infantile)
È un’alterazione della deglutizione causata da uno squilibrio muscolare oro-facciale (SMOF). Non riguarda solo la deglutizione, ma può influenzare anche la suzione, masticazione, respirazione, fonazione, mimica e gusto.
Cause principali:
Malocclusioni dentali o scheletriche
Traumi o malattie muscolari oro-facciali
Posizione errata della lingua (mancata transizione dalla deglutizione infantile a quella adulta)
Vizi orali /Abitudini viziate
Disfunzioni del sistema nervoso centrale
Respirazione orale dovuta a problemi otorinolaringoiatrici o allergici
Complicanze:
Crescita dentale anomala e problemi di occlusione
Alterazioni estetiche e mimiche
Problemi posturali (colonna vertebrale)
Difetti di pronuncia
Palato alto e stretto
Eccesso di muco, raffreddori e tosse frequenti
Difficoltà nella masticazione
La diagnosi viene effettuata da otorinolaringoiatri o ortodontisti.
L’intervento logopedico è fondamentale per correggere la postura della lingua e automatizzare la deglutizione corretta.
In casi complessi (es. bruxismo cronico), può essere necessario un approccio multidisciplinare, anche psicologico.
Sono comportamenti ripetuti che, se protratti oltre il tempo corretto, diventano dannosi.
Uso prolungato del ciuccio: inizialmente calmante e utile, se protratto può deformare la crescita oro-facciale. Spesso sostituito dal succhiamento del pollice, che ha effetti ancora più negativi.
Deglutizione infantile mantenuta: la lingua resta posizionata tra le arcate dentali, alterando l’eruzione e la posizione dei denti. Può influire anche sullo sviluppo scheletrico facciale.
Respirazione orale: spesso dovuta a ingrossamento di adenoidi/tonsille, può portare a scarsa tonicità muscolare facciale e al cosiddetto aspetto di “faccia lunga - facies adenoidea”.
Serramento, bruxismo e digrignamento: attività eccessiva e involontaria dei muscoli mandibolari che può danneggiare denti, muscoli e articolazioni. Le cause possono essere molteplici, anche legate a fattori centrali o respiratori.